Immagine casuale













Corso completo di foto digitale - Quarta parte PDF Stampa E-mail
Martedì 17 Marzo 2009 20:43

 

Compressione e formato dei file   Tratto dal sito   www.3megapixel.it/demo.pdf

Quando si scattano delle fotografie, si devono fare delle scelte circa le dimensioni delle immagini, il rapporto di compressione, ed il formato dei file che si creano. La dimensione di un file di immagine è enorme rispetto ad altri file presenti in un computer, poiché ogni pixel richiede 24 bit (3 byte) per registrare le informazioni che descrivono il colore e la brillantezza dei pixel. Un file di una immagine a bassa risoluzione da 1 megapixel è di 3 megabyte, a 3 megapixel arriva a 9 megabyte, e a 6 megapixel a 18 megabyte.

 File come questi sono troppo grandi da memorizzare, trasmettere e editare. Per renderli più piccoli e quindi più facilmente gestibili, le fotocamere digitali usano un processo chiamato compressione. La compressione offre molti vantaggi, come salvare un maggior numero di file in memoria, maggiore facilità e risparmio di tempo per il download, la visualizzazione, le modifiche e la trasmissione delle immagini.

 

Cosa significa compressione

Durante la compressione i dati che nell'immagine si ripetono più volte, o che sono giudicati di poco valore, vengono eliminati o salvati in una forma ridotta, riducendo fortemente la lunghezza del file. Per esempio, se una vasta porzione del cielo ha la stessa gradazione di blu, è sufficiente salvare il valore di un solo pixel e le coordinate degli altri pixel dello stesso colore. Quando l'immagine viene visualizzata su un display, il processo di compressione viene invertito.

La compressione può essere di due tipi: senza perdite o con perdite, le fotocamere digitali le usano entrambe.

 

 Compressione senza perdite - In questa forma l'immagine viene memorizzata compressa, viene poi visualizzata decompressa, e la sua qualità originale ripristinata, nessun pixel va perduto. Potrebbe sembra la soluzione ideale, però il grado di compressione non è elevato, ed i file rimangono piuttosto grandi. Per questa ragione la compressione senza perdite viene preferita quando il dettaglio è molto importante, per esempio se si devono eseguire stampe di grandi dimensioni e ad alta qualità. La compressione senza perdite è adottata da alcune camere nei formati TIFF o RAW.

 

 Compressione con perdite - Poiché la compressione senza perdite in molti casi non è pratica, tutte le fotocamere digitali, dalle più popolari alle reflex, offrono la compressione con perdite. Tale processo in qualche modo degrada l'immagine in misura proporzionale al grado di compressione. In molti casi, come le immagini nel web o le stampe di dimensioni medio/piccole, il degrado non è immediatamente percepibile, però si noterà se si ingrandisce abbastanza l'immagine.

Formati dei file nelle fotocamere

Tutte le camere digitali memorizzano le immagini nel formato JPEG, ma alcune permettono anche di selezionare i formati TIFF e/o CCD RAW. Vediamo insieme i tre formati in dettaglio.

 

 JPEG - (Joint Photographic Experts Group), è di gran lunga il formato più popolare per le immagini fotografiche. Infatti, tutte le camere salvano le immagini in questo formato, o permettono una scelta diversa. 

L'immagine JPEG viene salvata usando la compressione con perdite ed è possibile variare il grado di compressione. Ciò permette di scegliere tra minor compressione con più alta qualità, o maggiore compressione e qualità più scadente. La sola ragione per scegliere l'alta compressione è la creazione di file più piccoli, con tutti i benefici che questo comporta. Normalmente le camere offrono due o tre scelte tra buono, ottimo, eccellente, o valori equivalenti.

                

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Con minima compressione

 

 

 

 

 

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Con massima compressione

 

 

 

 

 


 

 

La compressione JPEG si effettua su blocchi di otto pixel per volta. Si possono notare questi blocchi se si usa il massimo livello di compressione o si ingrandisce fortemente l'immagine.

 

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Un particolare di una foto è fortemente ingrandito per mostrare l'effetto di una minima compressione... e con la massima compressione.

 

 

 

Gli effetti della compressione spinta diventano visibili con una quadrettatura di 8 x 8 pixel. 

 

 

 

 

 

 

Il formato JPEG nel tempo è stato più volte modificato e rimaneggiato in modo da conferirgli nuove caratteristiche e rimediare alcuni difetti. Per esempio una versione permette di ottenere immagini per il web in forma "streamed", che appaiono immediatamente a bassissima risoluzione per poi aggiungere gradualmente dettaglio fino ad avere immagini di alta qualità.

 La trattazione di tutte le varie versioni JPEG comporterebbe l'uso di terminologia e di dettagli tecnici che esulano dallo scopo di questo mini-corso, perciò sorvoleremo sul gergo da specialisti limitandoci quelle nozioni utili per poter ottenere buoni risultati pratici.

 

 TIFF - (Tag Image File Format). Largamente usato fin dalla sua creazione come formato per le immagini. Alcune fotocamere consentono il salvataggio delle immagini in questo formato che, data la sua forte popolarità, è stato riformato in TIFF/EP (Tag Image File Format-Electronic Photography). I file TIFF/EP vengono spesso salvati in forma "read-only" per impedire cancellazioni accidentali. Ecco perché talvolta non si riesce a cancellare una immagine dal computer, occorre prima disattivare l'attributo "read-only" del file.

 

 CCD RAW - Questo formato salva i dati provenienti direttamente dal sensore senza alcuna elaborazione. I dati che riguardano l'immagine quindi vengono salvati in forma "grezza" (raw), mentre i dati sul colore e luminosità, ed altre informazioni adatte ad aumentare la qualità dell'immagine, vengono salvati in un file separato.

 

Invece di essere elaborati nella fotocamera, dove la potenza di elaborazione e lo spazio sono limitati, i dati grezzi vengono convertiti nell'immagine finale in un computer ottenendo migliori risultati. Oltre ad evitare i difetti che talvolta appaiono nell'immagine JPEG, i dati salvati sono elaborati con software specifici capaci di estrarre e visualizzare tutti i dati presenti. Invece, nel formato JPEG i dati vengono elaborati in modo permanente dal software della fotocamera e quelli cancellati non possono più essere recuperati o ripristinati.

 Oltre alla qualità delle immagini, i file RAW hanno altri vantaggi. I file ottenuti sono approssimativamente il 60% più piccoli dei file TIFF a parità di numero di pixel, e si riduce il tempo di attesa tra due scatti perché il tempo di elaborazione nella camera è più breve. Vedi anche l'articolo di approfondimento sul formato Raw.

 

 PNG - (Portable Network Graphics - pronunciato "ping") è un formato senza perdite progettato per sostituire il GIF, un formato per immagini coinvolto in vertenze legali. Si tratta di un formato universalmente utilizzato e riconosciuto dal consorzio del World Wide Web, e supportato da tutti i web browser recenti. Questa è la grande differenza tra PNG e altri formati di immagini digitali.


Scelta del formato

TIFF - è un formato molto diffuso perché adotta la compressione senza perdite. Il problema è che nel tempo il formato è stato alterato tante volte che attualmente circolano oltre 50 versioni, e non tutte sono riconosciute dai vari programmi. 

 

 JPEG - usa la compressione con perdite, perciò l'immagine perde qualità ogni volta che viene salvata, chiusa e riaperta. Per questo motivo i file JPEG sono di solito più piccoli. Se PNG è un buon formato intermedio perché è senza perdite, spesso si preferisce convertire le immagini in JPEG per spedirle via e-mailing o caricarle sul Web.

 

 Se la fotocamera permette di scegliere il formato e/o il rapporto di compressione, ci si dovrebbe sempre orientare verso la più alta qualità. Se in seguito si decide di ridurre le dimensioni di un file, è preferibile creare una copia dell'immagine e modificarla opportunamente usando un programma di fotoritocco. Se si scattano immagini a bassa risoluzione non si potrà mai realmente migliorarle o realizzare stampe di grandi dimensioni. Naturalmente il rovescio della medaglia consiste nelle dimensioni dei file.

 

 Le immagini di altissima qualità possono essere di 15 megabyte o più, quindi difficili da gestire. Inoltre, quando di scatta a questi livelli occorre aspettare un tempo notevole tra uno scatto e l'altro perché il software è impegnato nel processo di elaborazione. Molti fotografi adottano un compromesso e riprendono alla massima qualità nel formato JPEG. Anche questi file possono arrivare a 2­5 megabyte.

 

 Quando si apre un'immagine in un editor, si dovrebbe sempre farne una copia e salvarla, conservando immutato l'originale. Salvatela in un formato senza perdita come il TIFF. Ancora meglio, il vostro programma di fotoritocco dovrebbe avere un suo specifico formato che conserva le informazioni in modo diverso dagli altri.

 

 Se volete ottenere immagini in un particolare formato, salvatele in quel formato nel passaggio finale. In particolare, evitate di aprire, salvare e chiudere ripetutamente immagini originali JPEG. Ogni volta che si modifica uno di questi file e poi lo si salva e lo si chiude, l'immagine viene compressa e ripetendo più volte questa sequenza l'immagine si degrada sempre più.

 

 Occorre precisare che la compressione avviene solo al momento della chiusura, non durante i salvataggi anche se ripetuti nella stessa sessione di lavoro. Ancora, quando si salva un'immagine nel formato JPEG, sullo schermo non si notano variazioni dovute alla compressione, le differenze si potranno vedere riaprendo la versione salvata.

 

 Molte foto digitali prendono la strada del Web o come allegati di e-mail. Per tali usi si preferiscono file JPEG piccoli e molto compressi, facili da spedire e rivedere. Per le immagini di più alta qualità da riprodurre o da stampare si preferiscono i formati TIFF o RAW. Vedi anche l'articolo di approfondimento sui formati dei file di immagine

 

Monitor e mirini

Molte fotocamere digitali sono dotate di un display di controllo dell'inquadratura e di un mirino ottico. La funzione primaria di questi due elementi è abbastanza diversa, anche se hanno molto in comune.

Monitor o Display

Il display è un piccolo monitor LCD a colori posto sul retro della fotocamera, le cui dimensioni sono espresse in pollici riferiti alla diagonale dello schermo che vanno da 1.5" a 3". Le funzioni svolte dal display sono le seguenti:

 Vedere l'immagine inquadrata prima di riprenderla.

Rivedere l'immagine appena ripresa per controllare se corrisponde ai nostri desideri. Niente più sorprese del giorno dopo, al ritiro delle stampe tradizionali!

Rivedere in sequenza tutte immagini in memoria. Se occorre liberare spazio, basta localizzare le immagini che non ci soddisfano e cancellarle. Alcuni dislplay mostrano solo una immagine per volta, altri hanno la funzione thumbnail, mostrano cioè gruppi di piccole immagini (miniature) per poter individuare velocemente quelle che stiamo cercando. Altri ancora consentono di fare ingrandimenti per controllare meglio i dettagli delle foto.

Selezionare le immagini da stampare, nel caso vogliamo collegare la camera direttamente alla stampante.

 

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Il monitor LCD permette di vedere l'immagine inquadrata e di rivedere tutte le immagini in memoria

 

 

 

 

 

L'immagine che si vede sul display è presa direttamente dal sensore, perciò possiamo definirla una vista TTL (thru-the-lens), come per le macchine reflex. Normalmente usati per osservare il soggetto e scegliere l'inquadratura migliore, i display presentano pure delle importanti limitazioni, per esempio:

 Sono dei divoratori di batterie. Meglio tenere il display acceso solo se si è certi di non rimanere a secco.

L'immagine sul display è difficile da vedere in pieno sole.

I movimenti della scena sullo schermo, quando si muove la camera per cercare l'inquadratura, costituiscono una distrazione per molti.

Si deve tenere la camera a braccia allungate, una posizione scomoda che tende a provocare offuscamento dell'immagine per mancanza di stabilità.

 Anche se, come già detto, sarebbe preferibile tenere il display spento, vi sono delle situazioni in cui tenerlo acceso diventa indispensabile. Per esempio:

 Quando si lavora in macro, il display aiuta moltissimo a scegliere l'inquadratura ed il fuoco perché mostra esattamente la stessa immagine che verrà catturata.

Quando si fotografa in mezzo ad una folla, o dietro un ostacolo, si può inquadrare il soggetto senza tenere la camera davanti agli occhi.

Riprendere fiori o insetti al suolo richiede di sdraiarsi a terra per avere il soggetto al giusto livello. Con i monitor mobili diventa ancora più facile, basta appoggiare la camera ed aggiustare il display per avere una buona visione.

 

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 Alcune fotocamere hanno un monitor mobile che può assumere quasi tutte le posizioni, anche rivolto in avanti.

 

 

 

 

Mirini ottici

Per rendere l'inquadratura delle immagini più facile e veloce, molte fotocamere offrono un mirino ottico. Questi mirini sono l'ideale per seguire scene in movimento veloce, in attesa del momento cruciale. Uno dei grandi vantaggi è che non consumano le batterie, ma non è il solo. I migliori mirini ottici sono accoppiati alle lenti dello zoom e permettono di vedere tutta l'area coperta dal sensore. L'unico difetto dei mirini più economici è che non permettono di verificare se l'immagine è a fuoco.

 Alcuni mirini ottici hanno la regolazione delle diottrie. Chi normalmente porta gli occhiali si sceglie la regolazione adatta, così riesce a vedere perfettamente attraverso il mirino senza indossare gli occhiali.

 I mirini ottici usano una propria finestra separata da quella dell'obiettivo, e perciò vedono una scena leggermente spostata rispetto a quella vista dall'obiettivo. Questo non è un problema nel caso di soggetti a media/lunga distanza, però a breve distanza, e specialmente in modalità macro, occorre prestare molta attenzione all'errore di parallasse.

Occorre però precisare che nelle fotocamere a tecnologia TTL (through the lens) l'immagine inquadrata dal mirino è identica a quella vista dal sensore.

 

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Il soggetto è centrato nel mirino ottico (sinistra)...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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ma fuori centro nella immagine catturata. Questo fenomeno si chiama errore di parallasse.

 

 

 

 

 

 

 

 

Un buon mirino ottico copre un campo visivo più ampio dell'immagine catturata e che viene indicato da un rettangolo luminoso. Ciò permette di anticipare meglio l'azione perché si possono vedere soggetti in movimento prima che entrino nell'area ripresa.

 

 

 I mirini di alta gamma hanno la visione TTL come le camere reflex. La luce che entra nell'obiettivo viene parzialmente deviata da un prisma in modo che una parte vada a formare la figura nel mirino, mentre il resto va direttamente a colpire il CCD. Naturalmente questa tecnologia offre tutti i vantaggi perché si vede esattamente ciò che vede l'obiettivo.

 Alcune particolari e rare fotocamere hanno il mirino elettronico che mostra la stessa scena le stesse informazioni sulle regolazioni mostrate dal monitor LCD.

 Il grande vantaggio è che le informazioni nel mirino possono essere lette senza occhiali ed al riparo dalla luce solare o artificiale che disturba notevolmente la visione del monitor LCD.

 

 

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 I mirini elettronici (EVF) ed i monitor LCD mostrano le impostazioni in uso o i vari menu per scegliere le impostazioni in modalità manuale.

 

 

 

 

 

 

Corso base: Obiettivi - parte 1

L'obiettivo è il componente della fotocamera che ha il maggiore impatto sulla qualità delle fotografie. In questa lezione prenderemo in esame alcuni delle loro caratteristiche più importanti.

Per un esame più tecnico dell'argomento vedi anche l'articolo di approfondimento.

Lunghezza focale Una delle prime caratteristiche da prendere in considerazione in una lente è la sua lunghezza focale, che determina il suo angolo visivo. Nelle tradizionali macchine 35mm, un obiettivo con lunghezza focale meno di 35mm è considerato corto o grandangolo, oltre i 65mm è considerato lungo o teleobiettivo, tra 35mm e 65mm è considerato normale.

 

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Con l'aumento della lunghezza focale l'angolo visivo diminuisce, come si vede nella figura.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quando si cambia la lunghezza focale due importanti effetti risultano immediatamente evidenti nel monitor, varia l'angolo visivo e l'ingrandimento dell'immagine.

 L'angolo visivo determina l'area della scena "vista". Un obiettivo corto ha un ampio angolo visivo e quindi riesce a catturare una ampia porzione della scena. Al contrario con un teleobiettivo riusciremo a inquadrare una piccola parte della scena senza doverci muovere verso il soggetto

 La capacità di ingrandimento è in relazione all'angolo visivo. Poiché un obiettivo corto inquadra una scena ampia, tutti i soggetti visti sono di dimensioni ridotte per poter entrare nel sensore. Gli obiettivi lunghi hanno un angolo visivo molto minore, perciò gli oggetti appaiono più grandi.

 La scelta di un obiettivo dipende in parte da cosa ci si propone di fare con la fotocamera. I grandangoli sono adatti per fotografare edifici, panorami, interni ecc. I teleobiettivi sono indispensabili quando è difficile avvicinarsi ai soggetti, come negli avvenimenti sportivi o scene con animali selvatici. Gli obiettivi normali sono un compromesso.

 Con un grandangolo la messa a fuoco non è difficile perché si ha una grande profondità di campo. Al contrario, il teleobiettivo consente di isolare un dettaglio da una scena ma ha una profondità di campo molto ridotta, ciò che rende il fuoco più critico. Inoltre, poiché i teleobiettivi ingrandiscono molto, richiedono un appoggio stabile o un treppiede per ottenere immagini nitide.

 

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La stessa scena come risulterebbe ripresa con tre diverse lunghezze focali.

 

 

 

 

 

 

 

Che cosa rende veramente un obiettivo corto, normale, o lungo? Quando la lunghezza focale di un obiettivo è simile alla diagonale del film usato, si dice che è "normale" o vicino all'ingrandimento dell'occhio umano. Lo stesso concetto si applica al grandangolo e al teleobiettivo. Dato che l'inserimento nelle tre categorie è basato sul formato della pellicola usata, una determinata lunghezza focale potrebbe essere considerata normale in una macchina, grandangolo in un'altra e teleobiettivo in una terza. La pellicola standard 35 millimetri misura 24 x 36 mm, la diagonale è 43 mm, non 50 mm come normalmente definita.

 Le fotocamere digitali usano gli stessi criteri per determinare le tre categorie di obiettivi, però le lunghezze focali sono molto più corte perché i sensori sono molto più piccoli dei film. Per esempio, mentre il 35mm ha un'area di 36x24 mm, un sensore di 2/3'' (due terzi di pollice) è solo 8,8 per 6,6 mm e alcuni sensori sono ancora più piccoli.

 

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Dimensioni relative di sensori da 1/2.7'', 1/1.8'', e 2/3'' contro un fotogramma da 35mm.

 

 

 

 

 La tavola sottostante mostra le diagonali di alcuni sensori e del film da 35 mm, e che corrispondono approssimativamente alla loro lunghezza focale normale.

 

Dimensioni
Sensore

Larghezza
mm

Altezza
mm

Diagonale
mm

2/3''

8.8

6.6

11

1/1.8''

6.4

4.8

8

1/2.7''

4.8

3.6

6

Film 35mm

36

24

43

 

Nelle schede tecniche, per facilitare la comprensione della lunghezza focale delle camere digitali, si trovano spesso riferimenti alla corrispondente lunghezza focale delle 35mm. Per esempio: "obiettivo 5.8-17.4 mm - equivalente a 38-114 mm nel formato 35 mm". Si tratta di una camera digitale con zoom 3x e lunghezze focali da 5,8 mm a 17,4 mm, che danno lo stesso angolo visuale del corrispondente obiettivo da 35mm 38-114.

 

Zoom

Molte fotocamere digitali sono dotate di zoom che permette di variare la lunghezza focale. L'ampiezza della variazione è indicata dall'ingrandimento. Uno zoom 3x ingrandisce di 3 volte il soggetto ripreso.

 Lo zoom può essere di due tipi: ottico o digitale. Lo zoom ottico ingrandisce l'immagine prima che questa arrivi al sensore. Lo zoom digitale non è altro che un trucco elettronico: l'immagine sul sensore non viene salvata tutta, ma solo la parte centrale, oppure una parte viene ingrandita dal software in modo da coprire tutto il sensore.

 L'immagine interpolata non ha altrettanti pixel originali come quella ingrandita otticamente, perciò è di qualità inferiore. Lo stesso identico effetto si ottiene con un programma di fotoritocco ritagliando una parte dell'immagine e poi ingrandendola.

 

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Lo stesso soggetto ripreso con un grandangolo e con lo zoom.

 

 

 

 

I comandi dello zoom possono essere di due tipi diversi: agendo su un bottone o levetta che aziona un motorino elettrico, oppure girando una ghiera dell'obiettivo come nelle macchine 35mm.

Azionando lo zoom durante l'esposizione, con o senza l'uso del flash, si possono ottenere effetti speciali. É questa una tecnica basata solo sull'esperienza, bisogna fare decine di scatti per vedere qualche buon risultato.


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 Qui la camera è appoggiata sulla ringhiera con la velocità impostata a 2 secondi. Dopo aver premuto il pulsante, immediatamente è stato azionato lo zoom.

 

  

 

 

 

 

 

 

Obiettivi

Macrofotografia

Molte camere digitali hanno la modalità macro. Questi obiettivi si comportano come tutti gli altri finché non si passa alla macro. In questa modalità è possibile avvicinarsi moltissimo al soggetto in modo che risulti molto ingrandito nell'immagine con una profondità di campo molto ridotta.

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La modalità macro permette di fare forti ingrandimenti ma con ridotta profondità di campo.

 

 

 

 

 

 

Le fotocamere digitali professionale più costose hanno obiettivi intercambiabili, alcuni con modalità macro, ma anche obiettivi speciali dedicati alla fotografia macro. Vedi anche l'articolo di approfondimento sulla fotografia macro.

 


Obiettivi intercambiabili e accessori

Da sempre i fotografi che usano camere reflex, analogiche o digitali, hanno avuto il vantaggio delle ottiche intercambiabili per poter operare con l'obiettivo adatto alla situazione ed al risultato che si vuole ottenere.

Lenti e adattatori. Alcune camere compatte consentono l'applicazione di lenti addizionali o di anelli adattatori e altri accessori. Con queste lenti è possibile variare la lunghezza focale ampliando le capacità dell'obiettivo

 

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 Lenti addizionali e anelli adattatori previsti per le camere digitali Olympus.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Obiettivi intercambiabili. Molti costruttori hanno progettato le loro camere in modo da accettare obiettivi originalmente destinati alle camere a film, e questo provoca qualche confusione circa la lunghezza focale. La lunghezza focale dipende dalle caratteristiche fisiche delle lenti, quindi si tratta di valori assoluti. Tuttavia un obiettivo con una specifica lunghezza focale può avere una lunghezza "effettiva" su una camera e una diversa se montato su un'altra camera. Ciò dipende dal fatto che la lunghezza focale effettiva è in relazione alle dimensioni del sensore usato. Poiché la maggior parte dei sensori sono più piccoli del film da 35mm, gli obiettivi ingrandiscono di più le immagini.

 Il sensore cattura solo la parte centrale dell'immagine, quindi la lunghezza focale effettiva aumenta di un fattore variabile da 1.3 a 1.6 rispetto alla lunghezza focale nominale. Questo multiplo è valido per tutta la gamma delle lunghezze focali, rendendo un grandangolo meno grande in una camera digitale ed un teleobiettivo più lungo.

 


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 L'obiettivo proietta una immagine circolare. Il sensore di una camera digitale cattura un'area minore di quella di un film 35 mm (rettangolo più grande). Alcune fotocamere professionali hanno sensori full frame di dimensioni pari ad un fotogramma 24X36.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Questo "problema" può essere risolto in due modi. Il primo è di adottare sensori delle stesse dimensioni di un film 35 mm. Questi sensori "full-frame" sono già disponibili anche se costosi. La seconda soluzione è di progettare lenti adatte alle dimensioni del sensore. Questo è stato realizzato recentemente dai membri del "Sistema Tre Quarti" promosso in origine da Olympus, Kodak e Fuji, per la produzione di obiettivi intercambiabili specifici per fotocamere digitali. Le camere prodotte dai membri del gruppo hanno alloggiamenti standard in modo che su tutte possano essere montati gli stessi obiettivi.


Stabilizzatore dell'immagine

Chiunque abbia scattato delle fotografie con poca luce o cercando di tenere ben fermo un lungo teleobiettivo, sa quanto sia difficile evitare di rovinare le immagini con movimenti anche minimi. In molti casi si usano treppiedi o altri supporti. Recentemente sono stati introdotti sistemi automatici per evitare, o ridurre di molto, gli effetti negativi del tremolio della camera. Nell'obiettivo sono stati montati dei giroscopi che sentono il movimento e che comandano dei micro-motori per muovere un set di lenti in modo da compensare i movimenti della camera e tenere stabile l'immagine sul sensore.

Questa tecnologia víola la vecchia regola per cui non si dovrebbero usare velocità di scatto inferiori alla corrispondente lunghezza focale dell'obiettivo. Per esempio, se si usa un obiettivo con focale da 125mm, si dovrebbe impostare una velocità di almeno 1/125 sec. o anche maggiore, come 1/250 sec. Invece un obiettivo da 125mm con stabilizzatore di immagini, entro certi limiti consente di scattare a bassa velocità (1/50 - 1/30 sec) con la camera in mano, perché lo stabilizzatore funziona come un treppiede virtuale.

Da notare che conviene disattivare lo stabilizzatore quando si usa un treppiede, primo perché non serve, ma anche perché in qualche caso si potrebbe ottenere l'effetto contrario. Questo succede perché, con lo stabilizzatore attivo, le lenti stabilizzatrici sono libere di muoversi, e se si muovono mentre tutto il resto è fermo, l'immagine risulta difettosa. Quando invece lo stabilizzatore è disattivato le lenti sono bloccate e non possono più muoversi.



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Massima apertura

Ricordiamo che quando si scatta una fotografia, il diaframma si apre per permettere alla luce di entrare ed essere focalizzata sul sensore. Per ottenere una immagine perfetta occorre che entri la giusta quantità di luce. Se la luce ambientale è eccessiva occorre diminuirla e viceversa. Un modo di regolare la quantità di luce è quello di aprire di più o di meno il diaframma. Il meccanismo funziona esattamente come un rubinetto che può essere più o meno aperto per regolare la quantità di acqua desiderata.

 Il grado di apertura viene indicato con la lettera "f" seguita da un numero. Ognuna delle gradazioni lascia passare metà della luce del grado precedente e il doppio del grado seguente. Partendo dalla maggiore, le aperture possibili sono f/1, f/1.4, f/2, f/2.8, f/4, f/5.6, f/8, f/11, f/16, f/22, f/32, f/45.

 Nessun obiettivo copre l'intera gamma di aperture. Per esempio l'obiettivo standard di una fotocamera digitale media può andare da circa f2.8 a circa f11. Si noti che quando il valore di "f" aumenta, il foro del diaframma diminuisce di diametro.


Obiettivi ruotabili

L'obiettivo di una fotocamera digitale non deve necessariamente essere montato in una posizione fissa, come nelle camere a film. Alcune camere permettono di ruotare l'obiettivo separatamente dal corpo macchina. Invece del monitor mobile, si può muovere la camera in modo da vedere comodamente il monitor mentre si punta l'obiettivo in un'altra direzione. Per esempio si può tenere la camera in alto sopra la testa per riprendere una scena tra la folla, oppure oltre un ostacolo.


 

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 Gli obiettivi ruotabili non sono molto comuni. Questo è un modello S41 prodotto da Nikon.

 

 

 

 


Vetro o plastica?

Il lavoro di una lente è di focalizzare perfettamente l'immagine sulla superficie del sensore. Meglio lo fa, migliore sarà l'immagine. In via generale, le lenti di vetro sono sempre state considerate migliori e più stabili e resistenti, ma i grandi progressi raggiunti nel settore delle plastiche ottiche permette di non essere più tanto sicuri.

Spesso nello stesso obiettivo vengono montati elementi ottici misti vetro-plastica, specialmente quando si vuole ottenere lenti di forma complessa, troppo costose da produrre con il solo vetro.

Per un esame più tecnico dell'argomento vedi anche l'articolo di approfondimento.